sommergibili americani affondati nella seconda guerra mondiale

Da Visitatore UPS2, 8 Settembre, 2008 in Sommergibili ed Incursori. I Sommergibili Della Seconda Guerra Mondiale. La raffica di fuoco delle tre unità inglesi però rallentò per via dell’arrivo dell’aviazione italiana. 59 del Dettato di Pace che stabiliva come “nessun sottomarino o altro naviglio sommergibile potrà essere costruito, acquistato, utilizzato, sperimentato dall’Italia”. La manovra del sommergibile italiano colse di sorpresa l’equipaggio della corvetta. Una volta a segno il Galilieo Ferraris andò in immersione. All’80° giorno di navigazione l’arrivo alla base di Bordeaux con la cerimonia di accoglienza. Considerando tutta la II G.M. La missione per Haifa partì il 6 agosto 1942, le comunicazioni con il comando italiano furono affidate ai tedeschi e forse questo fu l’elemento che compromise tutto. Il sommergibile, dopo aver imbarcato a bordo tre siluri a lenta corsa, salpò il 3 dicembre da La Spezia e raggiunse Lero il 9 di quel mese. La situazione diventò ancora più complicata quando da dietro l’isolotto spuntò la prora di un cacciasommergibili inglese pronto a sbarrare la strada al Capponi. In tutto i sommergibili distrutti furono sessantasei. L’impegno dei sommergibili italiani in Atlantico è molteplice: ad esempio il comandante Gianfranco Gazzana a bordo del suo Da Vinci riuscì ad affondare unità navali per un totale di 100mila tonnellate di scafi nemici. All’elenco degli affondamenti perpetrati ai danni degli Alleati, in particolare battelli inglesi, seguì anche la triste lista dei sommergibili perduti: dal 10 giugno 1940 all’8 settembre 1943 furono affondati o distrutti 87 sottomarini, 5mila caduti tra ufficiali e marinai e 16 medaglie d’oro attribuite. In Oceano Atlantico l’impegno fu rivolto alla ricerca e all’attacco con risultati che ricompensarono gli equipaggi dalle faticose missioni e soprattutto delle perdite subite. Iniziò la caccia: il Perla in immersione mise in atto le strategie per eludere le ricerca della torpediniere che a sua volta fece uso di bombe di profondità. Nel Mediterraneo, infatti, sono stati ritrovati i relitti di navi affondate nel corso del conflitto. Tra le avventure memorabili e molto particolari è da ricordare quella del sommergibile Giada, al comando del tenente di vascello Cavallina che, dopo aver sostenuto un aspro combattimento in superficie con aerei nemici per l’impossibilità  di immergersi a causa di diverse avarie riuscì ad abbattere un quadrimotore Sunderland per poi effettuare le riparazioni in un porto neutrale dove sbarcò anche morti e feriti per poi far ritorno alla base sempre in superficie. A questo punto a Romei e al suo equipaggio non restò di mettere in moto le eliche con i motori elettrici mentre contemporaneamente si rilasciò aria compressa. Per la sua attività durante la seconda guerra mondiale ottenne ... Leonardo Da Vinci e con altre due unità che avevano prestato servizio nella Regia Marina durante il secondo conflitto mondiale, i sommergibili Giada e Vortice, la forza subacquea italiana degli anni cinquanta. La sfida si concluse con un siluro che parti dalla prua del Capponi per raggiungere l’obiettivo a centro nave. Tutti gli uomini erano ai posti di combattimento mentre i siluristi erano tutti in postazione. Probabilmente dietro segnalazione della ricognizione aerea inglese, il giorno dopo un incrociatore corazzato britannico e due cacciatorpediniere intercettano il sommergibile della Regia Marina. In particolar modo cercarono di intercettare ogni tipo di naviglio che poteva rivelarsi vitale per i rifornimenti di armamenti e materie prime su tutti i fronti del vecchio continente. A quel battello, scriveva Caporilli ”mi legano il ricordo e la fraterna amicizia col comandante Romeo Romei e col Secondo Alessandro Stea, sentimenti di vivo rimpianto per la loro oscura fine ad opera del sommergibile inglese Rosqual il mattino del 31 marzo 1941” al largo delle coste di Messina. Il primo della serie fu il battello del capitano di corvetta Ugo Botti col Provana il 17 giugno 1940 dopo aver assaltato un intero convoglio davanti a Orano venne speronato dalla cannoniera francese La Curieuse e affondato. Storia di United States Naval Operations nella seconda guerra mondiale. Se il destino dovrà compiersi la nostra coscienza di soldati è tranquilla. In una lapide ai caduti inglesi si legge “non ebbero altra tomba se non il mare”. Primo comandante fu il capitano di corvetta Vittorio Patrelli Campagnano. I Sommergibili Italiani della II Guerra Mondiale. Lo Sciré, al comando del capitano di corvetta Junio Valerio Borghese, che diventerà comandante della X MAS, compì infatti quattro importanti operazioni, ad esclusione della prima, quella del 29 settembre 1940 contro Gibilterra, che fu annullata da Supermarina quasi all’inizio delle operazioni. Sia Romei che il comandante in seconda Stea saltarono giù dai seggiolini in postazione quando all’orizzonte a circa 10mila metri scorsero una formazione intera di unità britanniche guidate dalla portaerei Illustrius, da due corazzate da 30mila tonnellate appartenenti alla classe Remillies e da diversi incrociatori e cacciatorpedinieri. Sul fronte atlantico, i sommergibili italiani utilizzarono la base francese di Bordeaux, che fu denominato Betasom. A Massaua era di stanza il Gruppo Sommergibili A.O.I[5]. Dopo lo scontro il Cappellini si rifugia in un porto neutrale delle Isole Azzorre per riparare lo scafo e riuscirà pure a zig-zag a eludere le navi cinque navi inglesi che lo attendono fuori dalle acque territoriali per annientarlo. Fu in quel momento che si appresa che la Marina e il suo naviglio subacqueo non solo era impegnato in Mar Rosso e in Mar Mediterraneo, ma era presente anche in Atlantico smentendo che il controllo del Mare Nostrum da Gibilterra da parte degli Alleati fosse inviolabile. La battaglia dell’Atlantico fu sicuramente la più complessa tra tutte le battaglie della Seconda guerra mondiale. I tre viaggiarono per giorni e giorni sotto il sole riuscirono a guadagnare la riva e finalmente a chiedere assistenza. La situazione era tragica. 3, maggio 1954, Edizione Ardita, Roma, [3] G. Giorgerini, Attacco dal mare. In questa carrellata di perdite alle quali se ne aggiunsero a decine con l’avvicinarsi della fine della guerra, bisogna però ricordare tre unità che ebbero un ruolo fondamentale nella guerra sottomarina nel Mar Mediterraneo. L’ultimo verrà conseguito il 25 aprile del 1943 con l’affondamento della motocisterna Doryssa da 8072 tonnellate. In una cuccetta del quadrato ufficiali si trovava il tenente di vascello Simoncini, comandante in 2ª, il quale nonostante le esortazioni di tutto l’equipaggio a uscir via dalla scafo aveva detto: ”E’ inutile, per me è finita. Dopo il 10 agosto lo Scirè non diede più notizie. Il fatto di navigare prevalentemente in superficie consentì ai marinai di distrarsi un po’ ascoltando la radio, l’unico mezzo che metteva in contatto gli equipaggi con l’Italia. L’attività dei sottomarini italiani fu intensa e insidiosa. Il cacciasommergibili inglese esitò e l’equipaggio, vedendo il comandante del sottomarino salutare col passamontagne, si affollò a prua per capire cosa stesse accadendo.  In questo frangente di tempo il tenente Alessandro Stea e il puntatore Bumbaca si lanciarono ai comandi delle mitragliere sparando una gran raffica e mietendo i marinai inglesi, comandante del cacciatorpediniere compreso. Alle prime luci dell’alba alcune masse oscure si stagliavano all’orizzonte. I sommergibili che compirono la lunga traversata furono l’Archimede, il Guglielmotti, il Perla, il Galileo Ferraris comandati dal capitano di fregata Gino Spagone, dal capitano di corvetta Livio Piomarta, dal capitano di corvetta Mariano Salvatori, dal tenente di vascello Bruno Napp. Le migliorie nella tattica dei convogli, il Esso subì grossi danneggiamenti ed emerso per evitare l’affondamento e la morte dell’equipaggio fu preda delle batterie costiere che lo colpirono alla torretta e alla prua. Il colpo che dal punto di visto bellico rimase nella storia della Marina italiana e nel ruolino del Pier Capponi si registrò il 10 novembre 1940 intorno alle 23.54. La potenzialità offensiva del s. si manifestò clamorosamente nel 1914, all’inizio della Prima guerra mondiale, quando presso Hook of Holland tre incrociatori britannici (Hogue, Cressy e Aboukir), in crociera di vigilanza, vennero silurati e affondati in successione dal s. tedesco U9 (tenente di vascello Otto Weddingen) di 500 t, che riuscì ad allontanarsi indenne. La vedetta De Donno chiamò il comandante rilevando un numero notevole di naviglio in mare. Infatti, anche a notevole distanza era possibile scorgere in maniera nitida la fusoliera  del sottomarino per via della particolare fosforescenza che si veniva a formare attorno allo scafo. Inoltre c’era il problema dei viveri il cui rifornimento poteva bastare per il calcolo di 80 giorni di traversata, che a seconda le condizioni meteo marine poteva durare di più. Così, tra gli attacchi del nemico sempre più insistenti e il timore che il battello non possa farcela, Longobardo decise di risalire affrontando la corvetta. Con la caduta dell’Eritrea i sommergibili dell’A.O.I. A bordo restarono solo gli ufficiali e l’armamento del cannone di prua pronto al tiro. Se infatti la guerra fosse finita nel giugno 1940, Mussolini l’avrebbe vinta senza combattere, applicando uno dei principi di Sun Tzu: “Il miglior generale è colui che vince il nemico senza spargere sangue e senza spreco di risorse”. Uno dei primi successi messi a segno dai sommergibili italiani è rendicontato dal Bollettino di guerra n. 1 dove si legge: ”Nel Mediterraneo nostri sommergibili hanno silurato un incrociatore ed una petroliera di 10.000 tonnellate”. A Mortelle, una frazione di Messina, si trova il relitto della motonave italiana Valfiorita: si tratta di una testimonianza storica molto importante della Seconda Guerra Mondiale.Questo relitto giace a una profondità di 55-70 metri. Poi il dramma che il cronista Pietro Caporilli ricordò così in un articolo che rievocava le imprese dei sommergili italiani: ”Per uno di quei casi fortuiti e imponderabili di cui il destino talvolta si compiace, quel giorno Romei mi lasciò a terra. ISBN … Due colpi inoltre raggiunsero la torretta del Cappellini uccidendo il tenento Danilo Stiepovich. Il più importante fu quello della battaglia aeronavale della metà di agosto del 1942 in furono impiegate intere squadriglie che andarono all’attacco infliggendo grosse perdite al nemico: tre incrociatori, due cacciatorpediniere e tredici piroscafi oltre a varie altre unità messe fuori combattimento come la portaerei Furious centrata da due siluri di un sommergibile italiano. DELTA, 1°EDIZIONE 2012, libro usato in vendita a Roma da PZOT Nel 1942 e 1943 in Atlantico la media degli affondamenti per sommergibile fu la stessa tra mezzi italiani e tedeschi mentre i sommergibili tedeschi ebbero maggiori successi nel 1940 e 1941. Ventiquattro sommergibili affondati, probabilmente appartenenti alla Marina Imperiale Giapponese dellla seconda guerra mondiale, sono stati . Una notizia che sbalordì gli ambienti navali europei e non solo. 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