riserve auree regno delle due sicilie

Il Regno delle Due Sicilie fu uno Stato sovrano dell'Europa meridionale esistito dal dicembre 1816 al febbraio 1861, ovvero dalla Restaurazione all'Unità d'Italia.. Prima della Rivoluzione francese del 1789 e delle successive campagne napoleoniche, la dinastia dei Borbone aveva regnato sui medesimi territori sin dal 1734, ma essi risultavano divisi in due reami distinti: il regno … Senza per ciò cavillare sul reddito e sulle pur ottime riserve della finanza delle Due Sicilie o sui primati dell’uno o dell’altro angolo d’Italia. La risposta a tali domande è che il corso forzoso [nota74: La commissione parlamentare, per quanto dominata dalla destra fautrice della legge, concluderà nel 1868 l’inchiesta sul corso forzoso, dicendo che di esso non vi era “veruno bisogno”] era stato introdotto per cavare di impaccio la Nazionale e le banche ad essa collegate che, grazie alla loro allegra finanza, erano sull’orlo del fallimento. I capitali del Sud furono così rastrellati e resi disponibili per iniziative al Nord, i latifondi risultarono incrementati, sottraendo ai contadini gli “usi civici” precedentementi trattati. Nel 1856 Il Regno delle Due Sicilie fu premiato all’expo di Parigi come la terza potenza in Europa, e quindi al mondo, per sviluppo industriale. Eppure il progetto di legge al”uopo preparato aveva avuto l’approvazione del barone Rothschild, nonchè di uno dei più noti esperti finanziari dell’epoca, Michel Puysat. Come scrive il Sole24Ore, “Il Banco delle Due Sicilie, di proprietà pubblica, custodiva riserve auree per un miliardo e 200 milioni di lire contro i 20 milioni del Regno sabaudo, stremato dalle spese di guerra. Nell'ottobre del 1944 seguì un'altra parziale asportazione di 21,7 tonnellate da parte dei tedeschi che portarono la riserva aurea ad un minimo di circa 22 tonnellate. Al momento dell’unità, il Sud possedeva riserve auree pro capite doppie rispetto al Nord. 145. su Sapevi Che Il 70% Dell’oro Italiano Arrivò Dal Regno Delle Due Sicilie? I “lager” piemontesi: Fenestrelle. Se si scorrono le cronache di quei tempi ci si rende conto che l’unica vera giustificazione di un simile operato fu quella che l’ on.Avitabile, esponente del Banco, palesò senza mezzi termini: il progetto si era insabbiato “per non dare dispiacere alla Banca Nazionale”]. Analogamente avveniva per ciò che concerneva le spese ordinarie per le normali funzioni pubbliche dello Stato: il Sud riceveva molto meno di quanto dava. Rilettura sintetica della storia del Regno delle Due Sicilie. Ma lo Stato dimostra ancora una volta di non avere a cuore le sorti dell’intera collettività, ma solo di quelle del Nord. E’ molto scomodo rileggersi la storia prendendo in considerazione le nuove acquisizioni, si vedono vacillare degli schemi mentali cristallizzati che … Alla chiusura del primo bilancio al 30 giugno 1946, l'UIC deteneva oro per 1,8 tonnellate, ceduto dalla Banca di Francia. Il totale delle spese pubbliche fino al 1898 fu di L.458milioni e di esse solo tre regioni settentrionali ottennero 370milioni, mentre nel Sud l’unica spesa di un certo rilievo fu l’acquedotto pugliese (peraltro realizzato dopo il 1902). Ma la inconvertibilità della sola moneta della Nazionale permette a questa banca di continuare placidamente il suo drenaggio di capitali e di oro dal Sud, essendo rimasta convertibile la moneta del Banco di Napoli [nota75: In Parlamento il ministro Scialoja, napoletano e traditore, rispose all’on. Perché allora non si ricorse al sistema normale della tariffa doganale al posto di quello indiretto e macchinoso del corso forzoso? Ancora una volta, però, l’intervento politico dello Stato sabaudista risolse una partita, che a livello economico si metteva malissimo per il Nord. Riserve in valuta e in oro, portafoglio di investimento e gestione dei rischi. Gli armatori De Pace, con le loro navi, collegavano il vecchio continente con l’America e i Florio erano tra gli industriali più importati d’Europa. L’attacco della Banca Nazionale al Banco di Napoli, I primi tentativi di soffocare o subordinare il sistema bancario del Sud. appartenevano al Regno delle Due Sicilie (il Banco di Napoli poteva vantare la più grande raccolta di denaro pubblico) e i restanti 226 milioni erano ripartiti fra: il regno di Sardegna, Lombardia, Ducato di Modena, Parma e Piacenza, Roma, Romagna - Marche e Umbria, Toscana, Venezia. Sì dell’Aula del Senato alla mozione di maggioranza sulle riserve auree di Bankitalia. Il Banco delle Due Sicilie, di proprietà pubblica, custodiva riserve auree per un miliardo e 200 milioni di lire contro i 20 milioni del Regno sabaudo, stremato dalle spese di … Non è tutto: la vendita dei beni ecclesiastici frutterà allo Stato unitario oltre 600 milioni. Nel 1834 i bastimenti arrivarono a 5.493 per salire a 6.803 nel 1838. L’arcano crediamo possa spiegarsi in un solo modo: in quegli anni la Nazionale ha costituito e sostiene al Nord quattro banche di credito mobiliare per finanziare l’industria settentrionale in crisi. Abbiamo visto che con la vendita dei terreni demaniali, il vorace Stato si impossesò quasi di tutto, rastrellando il risparmio e lasciando il Sud senza capitali e senza crediti (chi è disposto a dare crediti a chi è privo di capitali e di garanzie?). Le folli spese militari e la mania di grandezza facevano volgere la situazione al peggio. >> continua a pagina 2 >> Vai al canale telegram ufficiale su Cultura Il Banco doveva invece ottenere l’autorizzazione statale per aprire filiali al Nord. La mozione della maggioranza è stata approvata con 141 sì, 83 no e 12 astenuti e chiede una definizione dell’assetto “della proprietà delle riserve auree detenute dalla Banca d’Italia nel rispetto della normativa europea”. Questi tentativi fallirono anche perché la borghesia meridionale riuscì a mantenersi compatta a difesa del “suo” Banco di Napoli. Nel 1818 il Regno delle Due Sicilie disponeva di 2.387 navi, nel 1833 il numero salì a 3.283, di cui ben 262 superiori alle 200 tonnellate e 42 che oltrepassavano le 300 tonnellate. C’era quindi questa ricca realtà economica che faceva gola a tutti i potentati europei grandi e piccoli; ne sono la prova inoppugnabile le innumerevoli intromissioni diplomatiche e non negli affari interni del Regno. La spesa pubblica appare prevalentemente concentrata al Nord. Così, con la conquista, il Piemonte non solo mise le mani sull’ingente ricchezza dell’Antico Regno, ma moltiplicò subito per tre il capitale circolante! REGNO DELLE DUE SICILIE - ULTIMO ATTO ( anno 1860 )-----(visto dalla Sicilia) LA BATTAGLIA DEL VOLTURNO. Il solo Piemonte ebbe, fino al 1898, 41 ministri contro 47 dell’intero Sud e la situazione era la stessa per tutti gli alti gradi dello Stato, come ha documentato lo stesso Nitti. Tassa sulle donazioni, mutui e doti; sulla emancipazione ed adozione, Diritto di esportazione sulla paglia, fieno ed avena, Diritto sul consumo delle carni, pelli, acquavite e birra. Nello stesso mese si verificò una riduzione della riserva per 10,8 tonnellate che, vincolate a garanzia di una anticipazione concessa all'Istituto nazionale del commercio con l'estero (INCE) da un gruppo di banche svizzere, furono inviate alla Banca Nazionale Svizzera a causa della non restituzione del prestito. La media pro-capite per queste spese fu di L. 0,39 per abitante del Mezzogiorno continentale(L. 0,37 in Sicilia) contro la madia nazionale di L. 19,71. Fu nel Regno delle due Sicilie, il 3 ottobre 1831, a essere inaugurata la prima ferrovia in Italia, la … Si calcola che l’ingiustizia fiscale sia costata al Sud 100 milioni/anno e che abbia ricevuto dall’erario nei primi 40 anni dall’unità molto meno di quanto sborsasse. Il tutto, però, va commisurato al totale di 4.076 milioni spesi nello stesso periodo per l’Italia intera! Edmondo Maria Capecelatro, assistente di Storia economica nell’Università di … Un gran parlare si è fatto sulle spese ferroviarie che lo Stato unitario ha fatto al Sud: L. 863 milioni per la parte continentale, 479 milioni. Avitabile che era “una volgare verità” il fatto che il Banco di Napoli veniva sacrificato dalla legge, ma che ciò era una triste necessità] . Gli armatori De Pace, con le loro navi, collegavano l’Europa con il Nuovo Mondo e i Florio avevano iniziato la loro scalata industriale e commerciale. Ripristiniamo il regno delle due Sicilie! The Bank of Italy uses its own cookies and third-party cookies to ensure the smooth functioning of its website: for more information and to find out how to disable them, users are invited to read our Privacy Policy. La pressione fiscale in agricoltura crebbe sotto i Piemontesi e crebbe in maniera difforma, non equa. Nel maggio '45, dopo la fine della guerra, gli Alleati riportarono a Roma le residue partite di oro della Banca d'Italia rimaste a Fortezza. Così, con la conquista, il Piemonte non solo mise le mani sull'ingente ricchezza dell'Antico Regno, ma moltiplicò subito per tre il capitale circolante! Ma se così fosse stato, perché il corso forzoso fu mantenuto fino al 1883, ben oltre quindi la breve guerra del ’66? Sul piano politico era cessata, finalmente, la penosa commedia del mantenimento dei rapporti diplomatici fra il Regno di Sardegna e quello delle Due Sicilie. Se c’è cornice più consona all’impalpabile idea della “qualità della vita” altro luogo non può darsi che può che questo. Gli studi e le ricerche degli ultimi 20 anni hanno in parte rivalutato le politiche economiche restrittive e parsimoniose del Regno delle Due Sicilie e hanno messo in rilievo che lo sviluppo economico del Regno di Sardegna era avvenuto fittiziamente e con un forte indebitamento, saldato in parte proprio con le riserve auree del … About this site's cookies: Negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, l'oro della Banca d'Italia aumentò progressivamente, fino a raggiungere alla fine del 1958 le 244 tonnellate. La legge sul corso forzoso del 1866 Nel Piemonte preunitario le riserve auree garantivano solo un terzo della moneta circolante. Ma fu già tanto: magari questo fosse avvenuto in tutti i settori! La storia bancaria smentisce un luogo comune del revisionismo “sudista” L’unificazione giuridica dello Stato … Nel Piemonte preunitario le riserve auree garantivano solo un terzo della moneta circolante. Nel corso degli anni successivi, a partire dal 1951 e fino al 1960, l'UIC acquistò ingenti quantità di oro fino ad accumularne poco meno di 2.000 tonnellate. Gli appalti sono concessi quasi esclusivamente al Centro-Nord e così pure le società con monopoli, privilegi e sovvenzioni sono al Centro-Nord. La legge sul corso forzoso del 1866 Nel Piemonte preunitario le riserve auree garantivano solo un terzo della moneta circolante. La Banca d’Italia utilizza cookie tecnici e di terze parti per il funzionamento del sito: per maggiori informazioni e per sapere come disabilitarli puoi leggere l'informativa sulla privacy. E così l’industria del Sud paga le spese della crisi al Nord con una strozzatura del credito. Sì, perchè, secondo l’art.LEGGI. Al momento dell’unità, il regno delle Due Sicilie possedeva riserve auree pro capite doppie rispetto al Nord. Il debito pubblico si accrescerà di altri 3,4 miliardi nei primi dieci anni dell’unità. To proceed to a different area of the website or to select an element on a webpage (such as an image or a link) users must first consent to the use of cookies. Le Due Sicilie la garantivano integralmente. Si ripiegò sull’ammodernamento del Banco di Napoli, e nei primi cinque anni dell’unità si scatenò una lotta feroce con la Banca Nazionale, piemontese. 18, 20. Verso la fine del ’65, la Nazionale era in gravissime difficoltà e lo Stato intervenne a salvarla con la legge sul corso forzoso. Tanto per parlare chiaro, tale rapporto in Piemonte era del 75%: il Regno Sardo non presentava bilanci all’approvazione del suo parlamento da cinque anni ed era praticamente in fallimento. Il progetto di legge per radunare le riserve auree del Sud nel Banco non fu approvato dagli organi competenti su pressione della Banca Nazionale. Si torna sempre a Surriento ma si paga il prezzo di uno stupro, qui. ..Anche il mondo affaristico-liberale dell’epoca (quello che, per intenderci, faceva lavorare i bambini in fabbrica per 14 ore al giorno) aveva interesse a sbarazzarsi di un Paese che si proponva come “modello di sviluppo alternativo”, coordinatore della crescita, attento alla ridistribuzione della ricchezza, e dunque socializzatore per le masse, con “laboratori” sociali e produttivi come quello di San Leucio. L’oro delle Due Sicilie lo spreco degli italiani. Inoltre esistevano al Sud 761 stabilimenti diversi di beneficenza, oltre 1.131 monti frumentari, il 65 per cento del totale italiano, che, fornendo anticipazioni per le attività agricole ad interessi quasi nulli, erano una sorta di credito agrario, sia pure embrionale. Il Banco, invece, passa da 48 milioni di riserve auree del dicembre ’60 a 78 milioni del 30 giugno ’63, a 52 milioni del 31 maggio ’64, a 43 milioni del 14 aprile ’66; la sua circolazione, dopo aver raggiunto una punta massima di 135-145 milioni nel 1864, scenderà a 108 milioni alla vigilia del corso forzoso e solo allora, dopo 5 anni, la Nazionale supererà lievemente il volume di circolazione del Banco, che spessissimo l’aveva sopravanzata, ma non supererà le sue riserve] . Le spese per spiagge, fari e fanali ammontano al Nord a L. 278 mila per ogni Km. Quest'Italia va allo sfascio! 95 likes. Nel 1997 l'oro di proprietà della Banca salì a 2.074 tonnellate, grazie all'acquisto dell'oro residuo di disponibilità dell'UIC pari a 570 tonnellate (tra il 1977 e il 1979 la Bundesbank aveva restituito all'UIC le 543 tonnellate di oro, cui si aggiungono 27 tonnellate restituito dal FMI sempre nel triennio 1977 - 1979). Nel dopoguerra, l'Italia divenne rapidamente un paese esportatore e per tale motivo beneficiò di cospicui afflussi di valuta estera, soprattutto in dollari. Nel 1976, nell'ambito di un'operazione di credito effettuata con la Deutsche Bundesbank, per conto dell'UIC, 543 tonnellate di oro furono trasferite dalla Banca all'UIC per consentire a quest'ultimo di costituirsi un adeguato quantitativo di oro da trasferire alla Bundesbank in garanzia del credito ricevuto; le riserve si ridussero pertanto a 2.022 tonnellate. Nel 1979 furono poi trasferiti al Fondo Europeo di cooperazione monetaria (FECom) il 20 per cento delle riserve ufficiali in euro e in dollari, pari a circa 517 tonnellate di oro; la riserva aurea dell'Istituto raggiunse in questo modo le 1.505 tonnellate, rimanendo sostanzialmente invariata fino al 1996 (nel gennaio del 1980 vi fu un ulteriore … Come detto, gli attacchi al sistema bancario del Sud cominciarono subito attraverso il divieto di costruire la moderna banca di circolazione e credito con L. 25,5 milioni di capitale. Salvatore Carreca, “Viaggio tra le meraviglie delle Due Sicilie” (1735 al 1860), Editoriale il Giglio, Napoli 2018, pp.143 con rare immagini d’epoca, € 12.00. Roba da statistiche – peraltro dimostrate dai numeri, ma chi non vuol capire non capirà mai, neanche davanti ai tassi e alle cifre esposte – sicuramente significative. L’Italia dei Savoia prese a saccheggiare il Regno delle Due Sicilie – privandolo innanzitutto delle sue immense riserve auree – rendendolo una miserabile Colonia delle “Due Sardegne”, molto simile al proprio possedimento posto a sud della Corsica. : I primati del Regno. Alcuni centri del Sud, anche importanti, erano privi di filiari bancarie, ma questo era anche giustificato dal mite, razionale e semplice sistema fiscale, ed ai fini dello sviluppo economico il sistema fiscale non è meno importante di quello bancario. Certo le giustificazioni non mancarono: all’epoca si addussero motivi patriottici e cioè di far guerra con l’Austria. Il partito unitarista ebbe come slogan quello del libero mercato, contro il “protezionismo” borbonico, ma se si fossero lasciate agire liberamente le forze del mercato, la Nazionale e le sue collegate sarebbero forse fallite, lasciando il Banco di Napoli alla testa del sistema bancario italiano. Cosicché alla spoliazione delle fabbriche si aggiunse anche quella finanziaria”. Bankitalia: “le riserve auree sono nostre” In una guida del 2014, Banca d’Italia spiega che le riserve auree sono di proprietà dell’istituto. Basti ricordare la I ferrovia italiana Napoli-Portici o il I teatro lirico al mondo S. Carlo. Negli anni successivi, soprattutto tra il 1966 e il 1970, vi furono altre variazioni in aumento delle quantità detenute che raggiunsero nel 1973 le 2.565 tonnellate. Di Fiore Marro. Gli italiani non hanno saputo fare quello che i tedeschi hanno realizzato con l’unificazione della Germania e forse perché la Ddr era povera mentre, invece, qui, questo entroterra – da dove scrivo – era ricco e florido e lo sanno bene gli omini chiamati a custodire il deposito aurifero della Repubblica italiana: il 70 per cento dei lingotti ha lo stemma del Regno delle Due Sicilie. Come ancora non ci siano i nuovi Vespri – la rivolta di popolo – non si sa. Giuseppe Bagnasco, Filibustieri – Arrembaggio conquista e distruzione del Regno delle Due Sicilie, Thule Edizioni, pag. Fino al 1860, il Regno delle Due Sicilie, ricco di pace, di memorie, di costumi, di commercio, di prosperità, di arti, di industrie, di pesca, di agricoltura, di artigianato, era l’invidia delle genti: scuole gratis, teatri, opere d’ingegneria, meravigliosi musei, strade ferrate, gas, opifici, opere di carità, bacini, cantieri navali, arsenali davano … Le Due Sicilie la garantivano integralmente. In sostanza si priva il Sud di oro e di capacità di credito, a favore dell’industria del Nord. La quantità ufficialmente persa dalla Banca, in ragione degli eventi bellici, fu di circa 25 tonnellate. Non solo, quindi, si attingeva alle riserve auree copiose sottratte dall’ex Regno delle Due Sicilie, ma si puntava al cuore delle casse e del vasto patrimonio della Chiesa per armare lo Stato, imporre la lunghissima e costosa coscrizione obbligatoria, onde usarla contro i briganti e i legittimisti del Sud. Seguirono una serie di tentativi per ridurre il Banco di Napoli a Monte di Pegni, privarlo della Cassa di sconto o delle operazioni di tesoreria a vantaggio della Nazionale. Nel 1893, la fusione dei tre istituti di emissione (la Banca Nazionale del Regno d'Italia, la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito) diede vita alla Banca d'Italia con una propria dotazione aurea iniziale di 78 tonnellate di fino, di cui l'86 per cento proveniente dalla Banca Nazionale nel Regno. Si deve ancora a Nitti se la leggenda del “burocratismo” meridionale sia stata smantellata, poiché egli ha provato, con un’analisi condotta con puntigliosità teutonica, come gli uffici dello Stato fossero prevalentemente concentrati al Nord (scuole, magistratura, esercito, polizia, uffici amministrativi ecc.). Erminio De Biase – L’Inghilterra contro il Regno delle Due Sicilie, pag. Le casse Statali erano così ricche di riserve auree da avere i titoli di … Così avvenne l’italica moltiplicazione dei pani e dei pesci, nota come corso forzoso. Inoltre la borghesia napoletana presentò nel 1860 il progetto per la costituzione di una moderna banca con L. 25,5 milioni di capitale. Eppure ci si continua a riferire dispregiativamente alla Burocrazia borbonica come in un’estasi di ignoranza più o meno intenzionale. In effetti, questo atto di “generosità” si rese necessario per collegare i mercati a favore degli interscambi, utili sopratutto al Nord. Così, con la conquista, il Piemonte non solo mise le mani sull’ingente ricchezza dell’Antico Regno, ma moltiplicò subito per tre il capitale circolante! di costa, a L. 83 mila al Centro, a L. 43 mila al Sud ed a L. 31 mila in Sicilia; nella stessa epoca il Parlamento respinge i progetti di leggi speciali per i porti del Sud ed approva quelli per il Centro-Nord. Le riserve auree del Regno delle Due Sicilie (500 milionidi lire contro i 100 dei piemontesi) avrebbero permesso di stampare carta moneta per circa tre miliardi, una vera e propria manna a cui si aggiungevano le nuove tasse imposte ai 9 milioni di abitanti, i risparmi, le terre ed i beni sottratti alle autorità ecclesiali destinati allo … Dopo l'armistizio del settembre del '43, vi fu una riduzione pari a 50,5 tonnellate a causa di una prima asportazione, effettuata dalle autorità tedesche, dell'oro precedentemente fatto trasferire dal Governatore Azzolini nella sede di Milano della Banca e da cui poi i tedeschi avevano trasferito 92,3 tonnellate a Fortezza, in Alto Adige. Nel Piemonte preunitario le riserve auree garantivano solo un terzo della moneta circolante. Nel periodo 1861-1866, il Banco vede calare le sue riserve di 35 milioni; per contro le riserve della Banca Nazionale, che pure ingoiava oro senza mollarne in contropartita, aumentano di solo sei milioni. Il relativo ritardo del sistema bancario era dovuto a fattori non strutturali: non erano i capitali a mancare al Sud rispetto alla media italiana!

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